DANIELE
SEPE
Daniele Sepe è la napoletanità che si fonde
con il jazz, il funk, il folk balcanico e il rock, una contaminazione
continua dove la vivacità e la forza dei suoni si
accompagna ad una sentita critica sociale che non disdegna
anche il gioco dell'ironia.
La carriera artistica del poliedrico artista napoletano
parte nella seconda metà degli anni '70 con il gruppo
operaio di Pomigliano D'Arco E Zezi insieme al quale incide
e suona per alcuni anni. Nel frattempo gli studi sul flauto
si concludono con un diploma al conservatorio "San
Pietro a Majella" di Napoli; ma il vero amore è
il sassofono. La sua corrosiva forza entra in contatto con
gruppi della new wave partenopea come Little Italy, Bisca
e Degrado collaborando in alcuni concerti.
La passione e le capacità tecniche sono tante, i
guadagni pochi e dunque Sepe si dedica dapprima alla musica
barocca e poi al ruolo di turnista a fianco di musicisti
quali Nino D'Angelo, Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo e
Nino Buoncore. In questo periodo s'inverte la rotta: poco
entusiasmo e maggiori entrate economiche. Questi sacrifici
però non sono vani perché il sassofonista
riesce ad autoprodursi il primo album "Malamusica"
che ottiene un buon riscontro dalla critica, così
come i seguenti "L'uscita dei gladiatori" e "Play
standards and more".
E' grazie a Ninni De Pascale della Polo Sud records che
Daniele Sepe ottiene il suo primo contratto discografico
sancito dal disco "Vite Perdite". Forse inaspettato
quanto meritato, il lavoro riceve un unanime consenso di
critica e pubblico tanto che alcuni registi cinematografici
(Martone, "L'amore molesto", Ferrario, "Figli
d'Annibale", Battiato, "Cronache di un amore violato"
e numerosi altri) lo scelgono per musicare le proprie pellicole.
Dopo queste impegnative quanto prestigiose fatiche, che
gli permettono anche di far conoscere maggiormente il proprio
nome, Sepe incide dapprima "Spiritus Mundi" e
poi il suo primo album per Il Manifesto "Trasmigrazioni".
La stima di questa nuova etichetta nei suoi confronti è
suggellata dalla stampa dell'antologico "Viaggi fuori
dai paraggi". I primi premi arrivano con "Lavorare
stanca", libro-cd che riceve tra l'altro il premio
Tenco come miglior album in dialetto e la nomination al
Premio Italiano della Musica (PIM). In coda agli anni '90
è invitato in prestigiosi festival europei come il
Womad Bruxelles, "Les Allumees" di Nantes, "Beethoven
Kunstnhalle" di Berlino. Non è quindi un caso
che grazie a "Conosci Victor Jara" entra nelle
classifiche indies italiane. Nel 2000 pubblica "Truffe
& Other Sturiellett" a cui segue la messa in scena
al Teatro Argentina dei "Dieci comandamenti" di
Raffaele Viviani, realizzato insieme a Mario Martone.
Le 20.000 copie vendute del successivo "Jurnateri"
rappresentano una gran bella soddisfazione per Sepe, che
ritorna di nuovo a collaborare con il cinema nei film di
Gabriele Salvatores "Amnésia" e "Casa
di frontiera" di Massimo Costa.
Nel 2002 pubblica "Anime Candide" (canzoni d'
amore e di guerra) per il manifesto cd, che vende oltre
20.000 copie (e continua a vendere). Sempre con il manifesto
pubblica sul finire del 2004, "Nia Maro", disco
che registra il medesimo successo del precedente.
Due anni dopo, nel 2006, Sepe affronta a proprio modo gli
anni settanta, politicamente e musicalmente, con "Suonarne
uno per educarne cento", una sorta di summa di tutto
ciò ha influenzato il Sepe musicista e militante.
Dissacrante come nessun altro lavoro del musicista, ottiene
grandi recensioni dalla stampa e ottime soddisfazioni di
vendita. Dal 2004 al 2009 si sviluppa la collaborazione
con Arealive che porta Daniele Sepe con i suoi vari progetti
a fare oltre 500 concerti in giro per il mondo e a produrre
altri 3 CD oltre il CD/Progetto della BRIGADA INTERNAZIONALE..
Nel 2003 partecipa come unico musicista italiano ospitato
allo "Strictly World Music Festival" edizione
2003 a Marsiglia, così come è stato l'unico
a rappresentare il nostro paese nell'estate 2004 Sziget
festival di Budapest.
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